Mutande 333° Lunedì
Buongiorno dalla newsletter numero trecentotrentatre, un numero impronunciabile se come me siete dotatx di scivolosa R moscia. Link che entrano a Trento trotterellando:
L’ecofascismo si trova sempre dove meno te l’aspetti.
Mentre le terf stanno esattamente dove pensi che siano, sempre intente a fare della grande manipolazione retorica.
Titoli belli per articoli belli e vasti: How Nothingness Became Everything We Wanted.
Come si racconta, come si dovrebbe raccontare, uno stupro?
In all its varied symptomology, menopause put me on intimate terms with what Virginia Woolf, writing about the perspective-shifting properties of illness, called “the daily drama of the body.” Its histrionics demanded notice. Menopause asked that I pay closer attention to bodily experience almost minute by minute, because with each bodily dip and lurch, each hormonal spike and roundabout, every shiver and sweat that wrenched my guts, a new filter was placed between my reality and that of the larger world. As Woolf described: “Meaning comes to us sensually first, by way of the palate and the nostrils, like some queer odour.” But because this proximal knowing—raw, experiential, strangely insistent—so fully absorbs us as it twists our existence around the new co-ordinates of illness, “the whole landscape of life lies remote and fair, like the shore seen from a ship far out at sea.”
Tonno che non è tonno ma sembra tonno e in realtà sono ceci.
Nel mio cuore c’è una speciale piccola fitta di dolore dedicata a questi articoli sui bar per lesbiche che si stanno inesorabilmente estinguendo.
Qualche punto sull’affair Armie Hammer/Kinky/Cannibalismo/Abusi, e qualche punto più esteso sul kink qui e oggi nell’era della sua narrazione.
Tweet meritevoli parte uno, parte due, parte tre e parte quattro.
Momento del disclaimer: le foto qui sopra sono state reperite principalmente via Tumblr/Instagram, e se ci cliccate sopra arrivate alla fonte. L’immagine in apertura invece è opera di una persona a cui voglio molto bene.
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